
mi addormento e sogno ci sono due telefoni e due mani che staccano vecchie cornette nere...lo riconosco e' un film, Lawrence d'Arabia, l'ho continuato a vedere da quando ero bambino...
Mi sveglio la mia vita non e' come la vorrei e faccio un biglietto e poi, arrivo.
Beirut, Baalbek, il Libano risponde, la palestina nei suoi esuli, ogni cosa assume il suo valore....i confini visti da vicini sono montagne e valichi e guardie e rotte, vecchie come le piu' antiche sapienze....
La' Damasco e con lei t'immagini citta' eterne e di 12 mila anni, la' dove tutto nasce e trova il modo di rimanere.
Il tempo accellera ed e' un attimo, il vorticoso vivere millenario dei tuoi uomini e delle tue donne, mi travolge per strada, nei servi'ce, intorno alle tavole e davanti alle tue finestre.
Gia' nella notte ti avevo sognata, ma ora che ti vedo mi urli alle orecchie, perche' e' giorno ,si', anche oggi e' un giorno e se non ti fermano le tue guerre fratricide, perche' mai il tuo sole oggi non dovrebbe sorgere.
Devi mostrare i tuoi tesori, svegliare i tuoi giovani e intrigarli come sempre nei tuoi complicati riti.
Tradurre, tramandare, trasudare,tradire, trascendere e trapassare e risorgere anche oggi che vivi.
Mi prendono per il naso i tuoi profumi abibi, mi china il capo il tuo harase, mi stordisce il tuo ara'k mi nutruno i tuoi manaish, mi fa ridere il tuo hashish.
Scappo per paura e mi nascondo in una moschea, e scopro che e' cosi' che fan tutti; e' per quello che esiste la religione e non una ma una per ognuno e forse piu'.
Manca un minuto alla mezzanotte e il tuo buio ribelle, e' luce per i grattacieli che spiccano soli, riflessi negl'occhi di chi come nella tua cittadella palestinese smorfia a cotanto lusso fottutamente capitalista.
Ma e' proprio allora che mi ricordo di uscire per incontrargli quegl'occhi e con altri ancora sorridere e brindare e baciarsi e ridere e ballare.
Shukram abibi, shukram